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Il caso AZT: primo farmaco contro l’AIDS

Farmaco azt

 

L’R&S fu la madre del primo farmaco contro l’AIDS e l’HIV, chiamato AZT o Zidovudina. Il farmaco, venduto con il nome di Retrovir, principalmente era un prodotto della casa farmaceutica Burroughs Wellcome, successivamente inglobata dalla GlaxoSmithKline, grandissima società inglese.
I profitti sulla vendita del Retrovir andavano prima alla Burroughs Wellcome e oggi alla GlaxoSmithKline, ma gran parte dello sviluppo è stato effettuato nei laboratori governativi e universitari.
Questa è una vicenda importante e vale la pena parlarne nei dettagli.



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L’immunodeficienza irruppe sulla scena nel 1981 tramite dei documenti riportati su The New Enland Journal of Medicine. L’articolo tratta di alcuni omosessuali di Los Angeles e New York morti per infezioni incessanti, i loro sistemi immunitari erano stati violentemente cancellati ma nessuno sapeva dire perchè.
Questa misteriosa epidemia si diffuse rapidamente e le ipotesi sulle cause spaziavano ampiamente, dalla presenza di principi attivi contaminanti nei farmaci illegali ad una tossina sconosciuta prelevata ad Haiti da un fungo sconosciuto.
In poco più di un anno e mezzo i ricercatori dell’NIH e dell’istituto Pasteur di Parigi avevano individuato il colpevole, un virus chiamato retrovirus.

Nel 1964 la molecola AZT era stata sintetizzata dalla Michigan Cancer Foundation come possibile trattamento contro i tumori, non essendoci stata nessuna dimostrazione efficace contro il tumore, nel 1974, in un laboratorio tedesco scoprirono che la molecola di AZT è efficace contro le infezioni virali nei topi. Così la Burroughs Wellocom acquistò la molecola utilizzandola contro il virus dell’herpes.
Nel 1983 Samuel Broder, direttore del National Cancer Istitute (NCI) creò un team in varie parti del mondo per studiare e analizzare gli agenti antivirali provenienti da ogni parte del mondo come possibili trattamenti dell’AIDS, tra le tante molecole testate c’era l’AZT della Burroughs Wellcome.
Nel 1985, il suo team collaborando con i colleghi della Duke University, scoprì che l’AZT era efficace contro il virus dell’AIDS.
E la Burroughs Wellcome brevettò subito il farmaco per il trattamento dell’AIDS, condusse i trial successivi e la Food and Drug Administration, approvando il lancio sul mercato nel 1987, dopo una revisione durata solamente alcuni mesi.
Mentre solitamente per immettere un farmaco sul mercato necessitano decenni di test preclinici e test clinici.
Questo difatti fu un risultato incredibile, ci sono voluti solamente 6 anni dalla diffusione della notizia sulla nuova malattia, all’individualizzare delle cause e all’immettere nel mercato un farmaco efficace.
Anche in questo caso rivendicò molti più meriti di quanti ne meritassero, probabilmente per giustificare l’esorbitante ricompensa di circa 10.000 dollari l’anno.

La Burroughs Wellcome inviò una lettera di auto-congratulazioni al New York Times e Broder e quattro colleghi della NCI e della Duke University risposero adirati, catalogando i contributi fondamentali che la Burroughs Wellcome NON aveva dato: La società non ha sviluppato nello specifico la molecola di AZT per stabilire che possa sopprimere il virus dell’AIDS attivo nelle cellule umane. Non ha sviluppato la tecnologia per comprendere il dosaggio e l’effetto che può dare agli esseri umani, non è neanche stata la prima a somministrare AZT agli esseri umani affetti da AIDS.

Sul farmaco non sono stati condotti studi virologici o immunologici necessari per comprendere la sua efficacia. Ciò che è descritto sopra è stato realizzato dal personale del National Cancer Institute in collaborazione con la Duke University.
Infine, aggiungono: “Al contrario, uno degli ostacoli allo sviluppo dell’AZT fu che la Burroughs Wellcome non ha lavorato col virus attivo, nè desiderva ricevere pazienti malati di AIDS”.