Cibo industriale: attenzione ai prodotti che porti in tavola!
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- agosto 19th, 2018
- Posted by Federica
- in Alimentazione
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Livelli elevati di ormoni, corpi estranei, antibiotici e molto altro. Questi sono i dati che arrivano dal sistema di sorveglianza europeo e dalle medesime ditte che a volte ritirano i loro prodotti.
Allora come possiamo fare per uscire da tutto questo? Una soluzione c’è, ed è quella di preferire cibi freschi e biologici, ancora meglio se di provenienza locale.
Ma cosa contengono in realtà questi cibi?
Corpi estranei in ritagli di ostie croccanti, salmonella all’interno della soia e nella carne di pollo, livelli eccessivi di Escherichia coli nei mitili, mercurio nelle scatolette di tonno, pericolosi frammenti di vetro nei ravioli ai funghi, aflatossine nel grana padano, couscous con svariate muffe e la lista non è ancora finita. Si parla di anomalie e irregolarità che arrivano dai prodotti italiani, destinati al mercato estero o a quello interno. Questi lotti sono stati rilevati e segnalati, nelle ultime settimane, dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi.
Il cibo sano, sembra trasformarsi in una chimera, un’equivalenza impossibile con il cibo industriale, sia di produzione italiana che estera.
Ecco i lotti che sono stati respinti dalle frontiere o che sono state oggetto di informazione: migrazione di cromo e manganese da lame per elettrodomestici da cucina provenienti dagli Stati Uniti; mercurio in lombi di pesce spada (Xiphias gladius) sottovuoto e scongelati dalla Spagna; residui di sostanze proibite: (tau-fluvalinato e cloramfenicolo) in propoli crudo dalla ex Iugoslava, Repubblica di Macedonia; ocratossina A in miscela di caffè tostato da Italia.
E ancora altro: colorante vietato, (Reactive Red 195) in concentrato di frutta proveniente dal Messico; infestazione da parassiti Anisakis in rana pescatrice refrigerata (Lophius piscatorius) dalla Francia; presenza di DNA di ruminanti in materiali alimentari provenienti da Danimarca e destinati a mangime.
Tra l’altro c’è la questione dei ritiri di prodotti per potenziali allergie o presenza di sostanze estranee.
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Un esempio: a fine luglio la famosa catena Ikea ha esteso il richiamo di due tavolette di cioccolato avviato un mese prima per la mancanza delle indicazioni sulle etichette di due ad altri sei prodotti al cioccolato. Il motivo? Come capita spesso la mancanza dell’indicazione sull’etichetta della frase “può contenere mandorle e nocciole”. Si tratta di una dimenticanza preoccupante che potrebbe procurare seri problemi alle persone allergiche o intolleranti. Il richiamo interessa tutti i mercati mondiali e la totalità dei lotti venduti. Ikea precisa che la presenza di mandorle e nocciole non è occasionale ma che è stata rilevata frequentemente.
Di recente la catena dei supermercati Coop ha annunciato il ritiro dai suoi scaffali delle confezioni di dessert Granarolo 100% vegetale di soia al gusto vaniglia, per una possibile presenza di tracce di latte non dichiarate in etichetta.
Il 15 luglio 2016 Barilla ha richiamato e successivamnete ritirato dai punti vendita ben dieci tipi di pane in cassetta e due torte del Mulino Bianco oltre a un lotto di Maxi burger Pavesi per sospetta presenza di corpi estranei nel sale utilizzato nelle preparazioni degli stessi. Secondo il fornitore di sale olandese si tratta di pezzetti di metallo che possono arrivare sino alla grandezza di cinque centimetri. Sul web sono apparse centinaia di notizie a proposito di questo ritiro e molti giornali cartacei hanno ripreso la notizia. La maggior parte dei supermercati che in teoria dovrebbero interessarsi ad avvisare la clientela, visto che con molta probabilità hanno venduto i lotti ritirati, ha ‘dimenticato’ di rilanciare l’allerta e di informare i propri consumatori.
Possiamo parlare anche delle querele tra la Ferrero e l’associazione dei consumatori tedesca Foodwatch che ha analizzato venti marche di patatine fritte e snack, per verificare la presenza di oli minerali. In tre snack è stata riscontrata la presenza di idrocarburi di oli minerali (MOH). Si tratta delle barrette di cioccolato Kinder Ferrero, dei cioccolatini alle nocciole Fioretto di Lindt e dei biscotti al cioccolato Sun Rice di Rübezahl. La maggior concentrazione di MOH è stata riscontrata nelle barrette Kinder, e per questo Foodwatch ha chiesto alla Ferrero di ritirare il prodotto.
In una mail inviata a “Il Fatto Alimentare”, Ferrero dichiara: ” Tutti i prodotti sono sicuri per i consumatori. Essi sono infatti pienamente conformi ai requisiti di sicurezza alimentare previsti in tutti i paesi in cui sono commercializzati, spesso superandoli”. Ferrero difende i suoi prodotti e ne garantisce la sicurezza benché la questione recentemente sollevata relativa a tracce di oli minerali nei prodotti alimentari sia ormai nota alle autorità competenti e all’industria alimentare già da diversi anni, non esiste ad oggi alcuna regolamentazione specifica in materia. Il problema riguarda virtualmente tutti gli imballi alimentari: infatti, tracce minime di oli minerali si ritrovano ovunque nell’ambiente. Tutti gli imballi della Ferrero rispettano pienamente la normativa applicabile relativa ai materiali di contatto alimentare. Tuttavia, in linea con la sua tradizione di continuo miglioramento, dall’anno 2013 la Ferrero è impegnata in un processo di revisione di tutti i suoi materiali da imballaggio, al fine di poter garantire la più alta qualità ai propri consumatori. L’associazione dei consumatori tedesca ha però ricordato il parere emesso nel giugno 2012 ed in seguito aggiornato nell’agosto 2013 dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). Il testo individua due tipi di MOH per quanto riguarda la sicurezza alimentare: gli idrocarburi saturi (MOSH), che possono accumularsi nei tessuti umani e provocare problemi al fegato, e quelli aromatici (MOAH), che possono agire come cancerogeni genotossici, ovvero possono danneggiare il DNA e provocare il cancro.
Quindi, quando si parla di cibo industriale, occhio agli ingredienti che vengono citati nella pubblicità. Vogliamo parlare dei gelati confezionati? Il Fatto Alimentare ha analizzato 104 prodotti scoprendo che la panna è solo il classico specchietto per le allodole.
L’alternativa esiste. Fare il possibile per evitare di acquistare i prodotti industriali che hanno una scadenza da fantascienza, infarciti di additivi di ogni genere. E ridurre drasticamente le proteine animali, dal momento che gli animali sono allevati con abbondanza di antibiotici, ormoni e mangimi addizionati. Sì invece agli alimenti biologici, in larga parte vegetali, ad un’alimentazione basata su cibi freschi cucinati al momento.
Pensiamo alla nostra salute, iniziando con il cibo che portiamo sulle nostre tavole.