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Proposta di legge contro il cyberbullismo: prevenzione di reato o censura del web?

cyberbullismo

 

Doveva essere una proposta di legge per contrastare il fenomeno del cyber-bullismo, tema in questi giorni al centro del dibattito pubblico, ma è diventato un disegno di legge che molto probabilmente tenterà di colpire anche il web e le modalità di diffusione dei contenuti.

In questi giorni la proposta di legge C3139 è approdata alla Camera, la quale sta discutendo il disegno, già approvato dal Senato il 20 Maggio 2015 e modificato, dalle commissioni Giustizia ed Affari Sociali lo scorso 27 Luglio.
Un documento che vede come prima firmataria la senatrice PD Elena Ferrera, dopo un lungo percorso cominciato nel 2013, a seguito della morte di Carolina Picchio, prima vittima acclarata di cyber-bullismo che si è tolta la vita  il 5 gennaio 2013.

 

Lo scorso 27 Luglio le commissioni congiunte Giustizia e Affari sociali della Camera hanno apportato delle modifiche che di fatto – secondo la senatrice PD Elena Ferrera  firmataria della norma – hanno in parte snaturato il disegno legislativo.

Una delle modifiche sostanziali, rispetto al testo originale presentato dalla Senatrice Ferrara ed altri Senatori, riguarda proprio l’ambito in cui tale disegno di legge andrà ad intervenire, se prima il disegno di legge aveva l’intento di contrastare solo fenomeni di cyber-bullismo tra soggetti minorenni, adesso con le nuove modifiche, riguarderà chiunque, anche persone maggiorenni. Nel disegno di legge, sono stati inseriti anche nuovi commi ai fini di contrastare anche fenomeni legati al bullismo, giuste e sacrosante.

Viene data poi una definizione di cyber-bullismo nell’articolo 1.2-bis, con il termine «cyberbullismo» si intende qualunque comportamento o atto, anche non reiterato, rientrante fra quelli indicati al comma 2 e perpetrato attraverso l’utilizzo della rete telefonica, della rete internet, della messaggistica istantanea, di social network o altre piattaforme telematiche. Per cyberbullismo si intendono, inoltre, la realizzazione, la pubblicazione e la diffusione on line attraverso la rete internet, chat-room,blog o forum, di immagini, registrazioni audio o video o altri contenuti multimediali, effettuate allo scopo di offendere l’onore, il decoro e la reputazione di una o più vittime, nonché il furto di identità e la sostituzione di persona operati mediante mezzi informatici e la rete telematica al fine di acquisire e manipolare dati personali, ovvero di pubblicare informazioni lesive dell’onore, del decoro e della reputazione della vittima.
Ed è qui che la norma lascia ad interpretazioni soggettive.



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Riguardo alle modifiche delle Commissioni Giustizia ed Affari Sociali, come anticipato, la senatrice Ferrara, pubblica il proprio sfogo sul suo sito ufficiale dichiarando che tale proposta di legge è stata snaturata nelle commissioni Giustizia e Affari sociali innescando una reazione di esperti e organi di informazione. “Una norma ammazza web” viene definita dal mondo dell’informazione. “In sostanza – afferma la senatrice PD Ferrara sul suo sito ufficiale – si evidenzia che qualsiasi attività, fosse pure isolata, compiuta dai cittadini, anche maggiorenni, sul web conferisce la possibilità a chiunque di ordinare la cancellazione di contenuti sgraditi per i trasgressori, oltre che la rimozione e l’oscuramento dei contenuti con sanzioni sino a 6 anni di carcere. Una trasformazione del senso del ddl che consentirebbe di richiedere la rimozione del contenuto, dell’articolo, del messaggio, di qualsiasi cosa presente sul web, con la possibilità di far bloccare i contenuti rivolgendosi anche al garante privacy. La legge prenderebbe quindi una direzione che la allontana dal testo originale immaginato prima, e redatto poi, per la tutela dei minori sia vittime che bulli, e per la diffusione di un’educazione digitale come illustrato in precedenza: non abbiamo bisogno di reati che ci sono già (diffamazione, minacce, stalking ecc…), ma di interventi educativi per i nostri ragazzi. Per questi motivi auspico, sollecitata anche dall’intera rete che ha lavorato in modo costruttivo e con impegno alla stesura del disegno di legge, che vi siano gli spazi in sede di discussione, in Aula alla Camera e attraverso emendamenti, di riportare la norma alla sua originale aspirazione: anche solo alcuni articoli risultano determinanti per salvaguardare il senso della norma”.

In sostanza, oltre alle legittime norme per tutelare casi di violazioni della privacy, per coloro che gestiscono piattaforme web ad esempio, giornali, magazine o blog ci sarà l’obbligo da parte delle persone “offese” di ordinare la cancellazione di contenuti previa autorizzazione del garante della privacy come previsto dall’art. 2. e 2-bis, obbligando i gestori dei siti internet entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge a dotarsi qualora non le abbiano già attivate, di specifiche procedure per il recepimento e la gestione delle istanze di oscuramento, rimozione o blocco di cui al comma 1 del presente articolo, dandone informazione tramite avvisi chiari e di facile individuazione pubblicati nella pagina iniziale degli stessi siti.

Tale comma obbligherà quindi i gestori di siti online a dotarsi di procedure per il recepimento e la gestione di istanze di oscuramento che a loro volta saranno “coordinate” dal Garante della Privacy che già immaginiamo sarà sommerso di richieste di istanze di oscuramento.

Sono a rischio infatti i siti di satira, pagine facebook con amministratori non riconoscibili e siti che offenderanno l’onore o il decoro o la reputazione di qualcuno.

Da una legge per contrastare un fenomeno pericoloso quale il cyber-bullismo, la proposta di legge è così divenuta una potente arma di controllo che se approvata tenterà per l’ennesima volta di azzittire il web.

Il ddl è in questi giorni in discussione alla Camera, ma probabilmente l’approvazione slitterà visto che le modifiche apportate dalle Commissioni di riferimento non sono poco rilevanti per cui ci sarà molto da discutere ed in secondo luogo perché colei che è stata la prima firmataria ha di fatto espresso un parere contrario. Un classico paradosso all’italiana, in cui in un momento in cui si ha bisogno di norme immediate di contrasto al cosiddetto cyber- bullismo, soprattutto in seguito ai recenti casi di cronaca legati a violenze derivanti da cyber-bullismo c’è chi per l’ennesima volta sta tentando di azzittire il web infilando una norma dalla dubbia interpretazione.

Potete cliccare QUI per visionare l’intero disegno di legge, prima e dopo le modifiche.