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Multinazionali: ecco cosa sono

Multinazionali

 

Perchè è importante farsi un idea di cos’è una multinazionale?

Nel contesto di globalizzazione e integrazione dei mercati, le multinazionali sono la manifestazione contemporanea più chiassosa, sono oggetto di dibattiti in cui spesso vengono associate le peggiori nefandezze, macchiandosi di colpe gravissime come lo sfruttamento minorile, le evasioni fiscali e nessun rispetto per l’ambiente che le ospita.

Il fatto stesso che il fatturato di alcune immense multinazionali sia superiore al Pil (prodotto interno lordo) di molti Stati al comando è posto in risalto. Anche quando il confronto tra vendite e valore aggiunto è sistematicamente errato, come spesso accade, i fatti dimostrano una piccola parte della fondatezza su questi pregiudizi, così come non riescono a confermare le aspettative delle loro promesse. Sostenere la crescita economica nei paesi in via di sviluppo e nelle regioni ”sfruttate” dai paesi avanzati.

Perciò è fondamentale conoscere in maniera più dettagliata questa tematica.

Cosa sono le multinazionali? Come nascono? Perchè nascono? Cosa fanno? Come operano?

Il tema delle multinazionali in un paese come il nostro in cui gli investimenti diretti esteri, sia in entrata che in uscita, sono molto inferiori rispetto agli altri paesi industrializzati è molto più scottante. In Italia il grado di internazionalizzazione produttiva è sempre più aggrovigliata per competere e creare nuovi posti di lavoro, ma contribuiamo come esempio per spiegare la storia dell’internazionalizzazione della produzione, per mettere in risalto come l’impresa multinazionale abbia segnato fin dall’antichità le vicende economiche globali.

La principale motivazione che spinge una multinazionale ad operare al di fuori del suo paese d’origine e il poter scegliere diverse forme organizzative, così come le principali conseguenze degli investimenti diretti esteri, sia sullo stato economico del paese che le ospita, sia sulle economie di provenienza delle imprese multinazionali.



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La distinzione tra investimenti diretti esteri (Ide, che assicurano all’investitore il controllo delle società affiliate estere) e investimenti di portafoglio (obbligazioni, prestiti bancari e azioni che non permettono di praticare un controllo manageriale) fu inserito intorno all’anno 1920.

Il termine ”multinazionale” ha un origine più recente, fu David Lilienthal nel 1960 ad utilizzarlo e individua come tratto rilevante il fatto che l’impresa organizzi e coordini attività che oltrepassano diversi confini nazionali.

Soprattutto l’Unctad, (Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio internazionale e lo sviluppo che analizza gli investimenti internazionali), propone la definizione di un impresa che ha almeno una filiale all’estero e di cui ne custodisce almeno il 10% del capitale sulla quale esercita il controllo.

Per fartelo vedere anche da un’altra ottica… affinchè una società sia considerata multinazionale non è necessario un livello minimo di guadagno o di esportazioni, nè la quotazione in Borsa.

Esiste inoltre una vasta gamma di transazioni economiche che l’impresa gestisce tra diversi paesi, generando movimenti di prodotti (beni/servizi) e di fattori di produzione (lavoro e capitale).

Nonostante questa spiegazione la definizione di ”multinazionale” rimane ancora difficile da decifrare, va considerato il numero dei paesi in cui opera? Il numero e le dimensioni delle filiali estere che controlla? Il volume degli affari realizzati all’estero?

Domande a cui è difficile dare risposte viste che le statistiche disponibili sugli investimenti internazionali soffrono di seri problemi metodologici. I dati che vengono raccolti a livelli internazionali riguardano per lo più le operazioni approvate, che non sempre corrispondono a quelle effettivamente realizzate.

Per valutare le dimensioni reali degli investimenti esistono dati sulle attività delle multinazionali raggiungibili solo tramite ricerche ad hoc, purtroppo sono scarsamente confrontabili e sono rese disponibili solo in alcuni paesi e per alcuni anni.

Limitandoci ai problemi principali, esistono forti differenze tra i dati accessibili sui flussi in entrata e in uscita dai paesi. Per questo la valutazione e l’interpretazione basata sui dati richiedono una certa cautela.