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Piloti contro la sindrome aerotossica

piloti aereo

 

Sempre più frequenti articoli ed inchieste sulla sindrome aerotossica.

Con questa espressione si intendono una serie di danni neurologici procurati dall’inalazione di aria contaminata a bordo degli aeromobili.

Il fenomeno colpisce i piloti ed il loro personale, nonchè i passeggeri, producendo conseguenze invalidanti. Il problema si attribuisce all’olio di lubrificazione che produce vapori tossici ( Tricresyl phosphante ) che filtrano all’interno delle cabine.



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Dei ricercatori però sospettano che la sindrome si dovuta ai composti chimici delle Chemtrails, per primo lo ‘Stadis 450’.

Nel Regno Unito è nata un’associazione per denunciare l’inerzia e il cover up delle autorità per la sindrome aerotossica, iniziativa che parte da alcuni piloti a risposo, per motivi di salute, in largo anticipo dall’età pensionabile. I piloti non hanno capito la ragione di questa patologia, nata dalla metà degli anni 90′ proprio in concomitanza dall’avvio del ‘Progetto Teller’.

Gli organi proposti dalla ‘tutela della salute che operano per le compagnie aeree minimizzano il problema. La mancanza di studi medici sul fenomeno induce a pensare che la sindrome sia legata alle operazioni di avvelenamento della biosfera.

Gli ex piloti Tony Watson di Keniworth e Jonh Hoyte di Fenny Compton, dicono che per la sindrome aerotossica sono costretti a stare a terra. Hoyte è recentemente apparso in ”Broken Wings”, un nuovo documentario incentrato su questo problema. Spiega che ha sofferto di disturbi alla vista ed ha avuto problemi del linguaggio e non crede che l’industria aeronautica ed il governo riconosceranno questa patologia, poi dice: Il fumo è stato vietato nei luoghi pubblici, ma per qualche motivo il governo ritiene che i fumi tossici negli spazi circoscritti vadano bene”.

Nei primi degli anni 50’ per mantenere la pressione in cabina si utilizzavano delle pompe meccaniche e l’aria veniva aspirata all’esterno del veivolo, ma ora l’aria si prende dal Turbofan che garantisce l’80% dell’aria fredda del motore, da motore passa in cabina e viene miscelata con l’aria già in circolo all’interno dell’aereo. Può capitare che residui di olio contenente fosfato tricresile, una neurotossina, attraverso l’impianto di aerazione entrino in cabina.

Watson é andato in pensione a 43 anni per motivi di salute senza che i medici abbiano saputo diagnosticare la patologia. L’ex pilota riferisce: ”Sovente i piloti ignorano i sintomi neurologici finchè non diventano gravi, per risolvere il problema potrebbero bastare degli appositi filtri”. Conclude dicendo: ”Le persone non ne sanno abbastanza. La Civil Aviation Authority ha ammesso che una trentina di passeggeri sono stati colpiti, ma in realtà sembrano essere molti di più. Le prove ci sono, ma le autorità ci dicono di non guardare”.